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Il bilancio di sostenibilità: cos'è e quando è obbligatorio

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Il bilancio di sostenibilità o bilancio ESG, è l'insieme di informazioni relative all'impatto ambientale, sociale e di governance di un'azienda. Esso è noto anche come report ESG o report di sostenibilità.

Inizialmente, questo documento ricalcava a grandi linee il bilancio d'esercizio, perchè conteneva gli schemi riclassificati del Conto Economico, cui seguivano le tabelle riassuntive dei consumi, delle emissioni di CO2, della composizione del proprio personale, ecc., accompagnati da testi di approfondimento, come per la Nota Integrativa.

Successivamente, le informazioni qualitative hanno assunto maggiore importanza, in funzione non tanto della riduzione dei consumi, ma di come l'azienda la ottiene, della sostenibilità degli obiettivi che si propone e di come collabora con i propri stakeholder, per diminuire l'impatto ambientale e migliorare quello sociale e la propria governance.

Pertanto, il bilancio di sostenibilità è diventato l'output del processo di rendicontazione di sostenibilità. Dunque, chi deve farlo e quando?

Cos'è

Cos'è il bilancio di sostenibilità? È un documento nel quale la società, per un periodo specifico (spesso coincide con l’esercizio contabile), va a rendicontare le informazioni relative all’impatto ambientale, sociale e della governance. All’interno del bilancio di sostenibilità quindi troviamo i consumi energetici della società, le emissioni di CO2 prodotte, i consumi idrici, la composizione della propria forza lavoro e della governance in base al genere e tipologia contrattuale, la trasparenza e le politiche commerciali portate avanti dalla società. All’interno troviamo inoltre informazioni degli obiettivi, delle politiche e delle azioni che la società pone in essere per l’ambiente circostante (naturale, umano e commerciale).

Chi deve farlo

Chi è obbligato a fare il bilancio di sostenibilità? Secondo la Direttiva CSRD recepita in Italia con il D.lgs. 125/2024, sono obbligate le società che superano almeno due dei seguenti limiti:
  • totale dello Stato Patrimoniale € 25.000.000;
  • ricavi netti delle vendite e delle prestazioni € 50.000.000;
  • numero medio dei dipendenti occupati durante l’esercizio: 250.
I limiti dimensionali valgono per le singole società che quindi dovranno redigere il bilancio di sostenibilità singolo, sia per i gruppi societari che, su base consolidata, superano i suddetti limiti (in questo caso bisognerà redigere il bilancio di sostenibilità consolidato). Inoltre, la normativa individua che sono altresì obbligate le PMI quotate su mercati regolamentati che rientrano in almeno due dei seguenti parametri:
  • totale dello Stato Patrimoniale compreso tra € 450.000 e € 25.000.000;
  • ricavi netti delle vendite e delle prestazioni compreso tra € 900.000 e € 50.000.000;
  • numero medio dei dipendenti occupati durante l’esercizio compreso tra 11 e 250.

Quando deve essere fatto

Quando è obbligatorio fare il bilancio di sostenibilità? Il bilancio di sostenibilità è obbligatorio a partire dalla Direttiva 2014/95/UE chiamata Non-Financial Reporting Directive (NFRD) dall’esercizio solare 2015 per le grandi società quotate, mentre la Direttiva 2022/2464/UE denominata Corporate Sustainability Reporting Directive (CSRD) ha modificato i limiti dimensionali per le società obbligate, rendendo però obbligatorio la rendicontazione ESG a scaglioni:
  • rendicontazione esercizio 2024 (pubblicazione bilancio nel 2025) per le società rientranti nei limiti dimensionale della NFRD;
  • rendicontazione esercizio 2025 (pubblicazione bilancio nel 2026) per le società che rientrano nei nuovi limiti dimensionali della CSRD;
  • rendicontazione esercizio 2026 (pubblicazione bilancio nel 2027) per le PMI quotate in mercati regolamentati. Queste possono posticipare la rendicontazione di un esercizio.

Come farlo

Come si redige un bilancio di sostenibilità? Dopo aver verificato se la società rientra oppure no nei limiti normativi, la prima cosa per poter redigere il bilancio di sostenibilità è capire quali tematiche ESG influenzano l’attività aziendale. Questo viene definito come analisi di doppia materialità, ovvero un’analisi delle tematiche ESG su cui la società ha un impatto (materialità d’impatto) e su quelle che a sua volta hanno un impatto sull’attività aziendale (materialità finanziaria). Questa analisi deve tenere conto anche dei propri stakeholder e loro contesto operativo per essere efficace. Andando a definire quali temi sono importanti (materiali) per la società, si vanno ad individuare quali informazioni inserire all’interno del bilancio di sostenibilità. Senza questa analisi la società non può essere in grado di poter redigere un bilancio ESG efficace ed autorevole.

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Il gruppo incaricato dalla Commissione europea che ha come focus lo sviluppo dei principi VSME di rendicontazione di sostenibilità per le PMI volontarie.
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A prescindere dall'obbligatorietà di redazione del bilancio di sostenibilità è opportuno che le aziende di tutte le dimensioni, anche le microimprese¸ investano nel processo di rendicontazione, perchè è una necessità la cui redditività è certa. I vantaggi per le imprese si distinguono in due macrocategorie.

Vantaggi esterni

Migliore reputazione aziendale:
  • attrazione di clienti e stakeholder attenti ai valori di sostenibilità;
  • aumento della fiducia e del rispetto da parte del pubblico;
  • miglioramento dell'immagine aziendale.
Maggiore accesso al credito:
  • condizioni finanziarie più vantaggiose da parte di banche e investitori;
  • finanziamenti percepiti come un investimento più sicuro e stabile.
Apertura a nuove opportunità di business:
  • accesso a nuovi mercati e clienti che ricercano prodotti e servizi sostenibili;
  • sviluppo di nuovi modelli di business basati sulla sostenibilità.
Migliore rapporto con le istituzioni:
  • dialogo costruttivo con la pubblica amministrazione e le autorità competenti;
  • facilitazione di permessi e autorizzazioni.
Vantaggio competitivo:
  • distinzione dai concorrenti che non adottano pratiche sostenibili.

Vantaggi interni

Migliore gestione aziendale:
  • identificazione di aree di rischio e opportunità di miglioramento;
  • ottimizzazione dei processi e riduzione dei costi;
  • aumento dell'efficienza e della produttività
Maggiore coinvolgimento dei dipendenti:
  • motivazione e senso di appartenenza a un'azienda responsabile;
  • migliore comunicazione interna e collaborazione.
Rafforzamento della cultura aziendale:
  • valori di sostenibilità integrati nella mission e vision aziendale;
  • maggiore coesione e senso di identità.
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Il test sulla sostenibilità ti permette di:
  • valutare il proprio livello di sostenibilità;
  • avere un report con valutazione ESG ed un action plan con suggerimenti su come migliorare;
  • ottenere l’attestato da pubblicare sul proprio sito e sui social;
  • usufruire di benchmark per posizionare l’azienda.
Negli ultimi 20 anni, i legislatori delle principali economie globali hanno normato la reportistica di questa nuova tipologia di informazioni. relative all'impatto ambientale, sociale e di governance di un'azienda, allo scopo di:
  • dare maggior autorevolezza alle informazioni riportate;
  • standardizzare le informazioni contenute all'interno dei documenti, al fine di renderli confrontabili tra le società che lo redigevano;
  • incentivare le imprese, soprattutto di grandi dimensioni, a preoccuparsi del loro impatto ambientale, sociale e di governance (ESG).

Nel nostro ordinamento, la prima norma di riferimento è il D.lgs. 254/2016, che recepisce la NFRD, ovvero la Non-Financial Reporting Directive, emanata dalla Commissione Europea. Tale direttiva modificava quella contabile comunitaria (2013/34/UE), inserendo, per le società quotate di determinate dimensioni (non più di 500 dipendenti), l'obbligo di redigere la dichiarazione non finanziaria (DNF).

Successivamente, visto il crescente interesse per la sostenibilità manifestata dalla popolazione e per far fronte al c.d. greenwashing (letteralmente “lavare di verde” ovvero mostrare una società, le sue operazioni o prodotti/servizi come sostenibili quando in realtà non lo sono, commettendo quindi reato di pubblicità ingannevole), l'Unione Europea ha varato una serie di norme atte a migliorare i comportamenti sostenibili e la loro rendicontazione.

Immagine rappresentativa dei webinar
Webinar sul bilancio di sostenibilità
Corsi di formazione professionale continua per commercialisti sul bilancio di sostenibilità. Nei webinar sono trattati i seguenti argomenti: rendicontazione di sostenibilità, doppia materialità, catena del valore, performance ESG, attuazione della CSRD e molto altro.
Nel dicembre 2022, la Commissione Europea, con la Direttiva 2022/2464/UE, recepisce la Corporate Sustainability Reporting Directive (CSRD) in cui:
  • diminuisce i limiti dimensionali delle società obbligate alla rendicontazione della sostenibilità (250 dipendenti, 40 milioni di € di fatturato, 20 milioni di € di totale attivo);
  • predispone dei principi di rendicontazione europei, gli European Sustainability Reporting Standard (ESRS), per le società quotate (sia di grandi dimensioni che PMI);
  • inserisce il report di sostenibilità nella Relazione sulla Gestione che, pertanto, diventa parte dei documenti al Bilancio d'Esercizio;
  • introduce il coinvolgimento della catena del valore (Value Chain) dell'impresa, rendicontata nella redazione del report;
  • implementa la misurazione dei temi materiali (temi significativi legati alle tematiche ESG) secondo un approccio di determinazione dell'impatto aziendale sull'ambiente e viceversa.
La direttiva è in vigore dal 5 gennaio 2023 e l'obbligo di presentazione del report di sostenibilità, secondo le nuove norme entrerà in vigore per le altre società con la seguente tempistica.
Entrata in vigore del bilancio di sostenibilità
Anno di entrata in vigore Esercizio di riferimento Società interessate
2025 2024 Imprese che rientrano nei requisiti della NFRD.
2026 2025 Imprese di grandi dimensioni che rispettano i nuovi limiti dimensionali della CSRD.
2027 2026 PMI quotate (listed small-medium entreprise) che non rientrano nei requisiti dimensionali della CSRD con possibilità di proroga di un anno.

Le novità della direttiva europea sono molteplici e il tempo per conformarvisi è breve: infatti, il termine ultimo entro il quale i Paesi membri devono aver recepito la direttiva era luglio 2024. Al tal proposito, si segnala la consultazione pubblica del Dipartimento del Tesoro sul recepimento della CSRD.

Oltre alla CSRD, l'Unione Europea ha emanato altre norme volte a disciplinare alcuni comportamenti legati ai temi ESG, come la direttiva sulla Tassonomia per gli investimenti sostenibili (Direttiva 2020/852/UE) e il regolamento sull'informativa di sostenibilità dei servizi finanziari (la Sustainable Finance Disclosure Regulation, Reg. 2019/2088/UE); ci sono poi altre direttive in fieri, come, ad esempio, la direttiva inerente alla due diligence di sostenibilità (la Corporate Sustainability Due Diligence Directive - CSDDD).

Il documento EFRAG sugli standard di rendicontazione volontaria (ma spesso già obbligatoria) per le PMI non quotate

La Commissione Europea ha incaricato l'EFRAG di redigere i principi generali ESRS per le società di grandi dimensioni e per le PMI quotate, nonchè i principi ESRS da applicare a singoli settori più impattanti in termini di sostenibilità, come attività estrattive, automotive, moda e alimentare.

Oltre a questi principi, che sono in via di recepimento e di stesura, l'EFRAG ha inoltre redatto in bozza i principi VSME ESRS anche per le PMI non quotate, che volontariamente vogliono rendicontare le informazioni legate alla sostenibilità.

È importante segnalare che molte micro e piccole imprese italiane appartengono a filiere la cui capofila, spesso multinazionale, è un'azienda obbligata alla rendicontazione di sostenibilità e quindi la richiede ai suoi fornitori. In questo caso, come nel caso delle aziende alimentari, sollecitate dagli stessi consumatori, sempre più sensibili alla sostenibilità dei prodotti, o nel caso di richiesta di finanziamento o bisogno di credito, redigere il bilancio di sostenibilità è già di fatto un obbligo.

Obiettivi per lo Sviluppo Sostenibile
Goal 1: sconfiggere la povertà. Porre fine ad ogni forma di povertà nel mondo.
Goal 2: sconfiggere la fame. Porre fine alla fame, raggiungere la sicurezza alimentare, migliorare la nutrizione, promuovere un’agricoltura sostenibile.
Goal 3: salute e benessere. Assicurare la salute e il benessere per tutti e tutte le età.
Goal 4: istruzione di qualità. Fornire un’educazione di qualità, equa e inclusiva, promuovere opportunità di apprendimento permanente per tutti.
Goal 5: parità di genere. Raggiungere l’uguaglianza di genere e l’empowerment di tutte le donne e le ragazze.
Goal 6: acqua pulita e servizi igienico-sanitari. Garantire a tutti la disponibilità e la gestione sostenibile dell’acqua e delle strutture igienico-sanitarie.
Goal 7: energia pulita e accessibile. Assicurare a tutti l’accesso a sistemi di energia economici, affidabili, sostenibili e moderni.
Goal 8: lavoro dignitoso e crescita economica. Incentivare una crescita economica duratura, inclusiva e sostenibile, un’occupazione piena e produttiva, un lavoro dignitoso per tutti.
Goal 9: imprese, innovazione e infrastrutture. Costruire una infrastruttura resiliente e promuovere l’innovazione ed una industrializzazione equa, responsabile e sostenibile.
Goal 10: ridurre le disuguaglianze. Ridurre l’ineguaglianza all’interno di e fra le nazioni.
Goal 11: città e comunità sostenibili. Rendere le città e gli insediamenti umani inclusivi, sicuri, duraturi e sostenibili.
Goal 12: consumo e produzione responsabili. Garantire modelli sostenibili di produzione e di consumo.
Goal 13: lotta contro il cambiamento climatico. Adottare misure urgenti per combattere il cambiamento climatico e le sue conseguenze.
Goal 14: vita sott’acqua. Conservare e utilizzare in modo durevole gli oceani, i mari e le risorse marine per uno sviluppo sostenibile.
Goal 15: vita sulla terra. Proteggere, ripristinare e favorire un uso sostenibile dell’ecosistema terrestre, contrastare la desertificazione, arrestare il degrado del terreno, fermare la perdita della diversità biologica.
Goal 16: pace, giustizia e istituzioni solide. Promuovere società pacifiche e più inclusive; offrire l’accesso alla giustizia per tutti e creare organismi efficienti, responsabili e inclusivi a tutti i livelli.
Goal 17: partnership per gli obiettivi. Rafforzare i mezzi di attuazione e rinnovare il partenariato mondiale per lo sviluppo sostenibile.
Obiettivi per lo Sviluppo Sostenibile

Attrattività e redditività delle aziende sostenibili

Una micro o piccola impresa con processi di produzione sostenibili aumenta la propria competitività e quindi il valore del proprio business, diventando attrattiva come fornitore delle grandi imprese, ma anche per i talenti delle nuove generazioni, che entrano nel mondo del lavoro. I Millennials, in particolare, sono molto sensibili alle questioni ambientali e sociali e spesso scelgono il posto di lavoro in base a questi valori.

Per avviare un processo di sostenibilità in una micro o piccola impresa, l'approccio di norma suggerito è affrontare prioritariamente gli aspetti produttivi: consumi energetici e impatto ambientale in particolare, per poi scalare tutti gli altri temi ESG.

In ogni caso, investire in sostenibilità significa maggiore redditività nel medio-lungo termine, grazie anche alla riduzione dei costi energetici, all'ottimizzazione dei processi produttivi e alla gestione efficiente delle risorse.

Inoltre, nel caso di operazioni di M&A (fusioni e acquisizioni), il possesso di competenze nella rendicontazione ESG può influenzare positivamente il valore di un'azienda. Le imprese che dimostrano un impegno verso la sostenibilità sono di norma considerate più attrattive per gli acquirenti, che vedono la rendicontazione ESG come un valore aggiunto.

Accesso ai finanziamenti bancari

Se una micro o piccola impresa vuole crescere deve investire in ricerca e sviluppo, acquisizione di nuove tecnologie, ampliamento/miglioramento degli impianti, ecc… Per ottenere finanziamenti per queste attività, l'impresa deve presentarsi sostenibile e attenta all'impatto ambientale, in linea con le direttive dell'EBA e della Banca d'Italia. Le banche, infatti, premiano la sostenibilità, privilegiando il finanziamento delle imprese che dimostrano impegno nella mitigazione dei rischi ambientali e nel contrasto ai cambiamenti climatici.

Nel medio o lungo termine, la politica degli istituti bancari imporrà un cambiamento significativo nel modo in cui le imprese operano, se vogliono accedere al credito.

Già attualmente, molti istituti di credito offrono sconti sul finanziamento di progetti legati all'efficienza energetica, alla mobilità sostenibile, o agli interventi ambientali per il risparmio energetico. Questo significa che presentare in banca un report di sostenibilità volontario, in cui sono valutati i rischi ambientali e sociali, offre notevoli vantaggi rispetto a ignorare gli aspetti ESG.

Reputazione e competitività delle aziende sostenibili

La trasparenza e la responsabilità ambientale sono sempre più apprezzate dai consumatori consapevoli, che premiano i prodotti delle aziende che dimostrano un impegno concreto per la sostenibilità.

La CSRD (Corporate Sustainability Reporting Directive) richiede alle imprese di rendicontare pubblicamente le proprie performance in termini ambientali, sociali e di governance (ESG).
Di conseguenza, i legislatori incentivano comportamenti sostenibili e penalizzano fiscalmente coloro che danneggiano l'ambiente. Le PMI che affrontano da subito le richieste CSRD acquisiscono un vantaggio competitivo rispetto alla concorrenza.

Infatti, il rischio reputazionale per le imprese che ignorano l'importanza di migliorare
il proprio impatto ambientale, il trattamento dei dipendenti e la gestione della catena del valore, può avere un impatto economico importante nel breve e medio termine, portando
a una perdita di competitività nel mercato di riferimento.

Significativi sono i costi da danno reputazionale per le aziende Ferragni, quelli da comportamento non sostenibile di Glovo, quelli da blocchi operativi delle aziende Nike e Adidas in Cina, per mancata applicazione di politiche di welfare, quelli da mancata gestione dei cambiamenti climatici e dei disastri naturali per il canale di Panama.

Filiere e “obbligo” di rendicontazione della sostenibilità

Il tessuto industriale italiano è costituito da micro e piccole aziende che forniscono grandi multinazionali o comunque aziende con l'obbligo di rendicontazione, come quelle tedesche. Già oggi numerose aziende capofila di filiere, quali quelle della moda, dei prodotti alimentari e farmaceutici, dell'automotive, richiedono alle imprese appartenenti alla loro catena di fornitura di dimostrare la sostenibilità dei loro processi, se dispongono di piani o progetti indirizzati agli ESG, se monitorano dati cruciali come le emissioni o i consumi energetici, se prestano attenzione alle condizioni lavorative dei propri dipendenti. Questo scenario che, in futuro sarà pervasivo di tutte le filiere, “obbliga” le imprese alla rendicontazione di sostenibilità, che è prerequisito indispensabile per la permanenza all'interno della filiera.

Come per l'analisi di bilancio esistono gli indici che ne calcolano la redditività, la patrimonializzazione, l'esposizione debitoria etc., anche per la sostenibilità esiste un punteggio che va ad individuare le performance ambientali, social e di governance di una società. Questo è conosciuto come Score ESG o anche come Rating ESG.

Lo Score ESG nasce in ambito finanziario per valutare i fondi di investimento collegati alle società che si dichiaravano sostenibili e varie agenzie di rating globali hanno sviluppato proprie metodologie di calcolo per poter quantificare la differenza tra un investimento sostenibile da uno classico non incentrato su politiche ESG, nonché valutare l'impegno della società verso queste tematiche.

Per poter calcolare lo Score ESG esistono quindi vari metodi anche diversi da loro a seconda del mercato di riferimento ma, in linea generale, per la sua determinazione le informazioni richieste sono le seguenti.

Immagine rappresentativa dello score ESG

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Icona Environmental E

Environmental

  • Consumo energetico della società e composizione dello stesso (percentuale fonti fossili e percentuale fonti rinnovabili utilizzate);
  • Emissioni dei gas serra suddivise per Scope 1 (dirette), Scope 2 (indirette) e Scope 3 (attività collegate all'attività d'impresa);
  • Esistenza di obiettivi di riduzione dei consumi o delle emissioni;
  • Ammontare, tipologia e smaltimento dei rifiuti;
  • Politiche green come incentivo alla mobilità sostenibile, utilizzo materie prime riciclate, modifica del ciclo vita e dello smaltimento del prodotto aziendale, etc.;
  • Certificazioni ambientali;
  • Politiche di selezione dei fornitori in base criteri ambientali.
Icona Social S

Social

  • Composizione dei propri lavoratori come genere, occupazione, gender pay gap, tipologie contrattuali;
  • Formazione obbligatoria e facoltativa per il personale;
  • Politiche di inclusione e di non discriminazione;
  • Attività di formazione o di promozione sociale organizzate per le comunità vicino alla società;
  • Privacy policy;
  • Relazione con i propri stakeholder come azionisti, soci, fornitori, clienti e istituti finanziari;
  • Salute e sicurezza sui luoghi di lavoro;
  • Politiche di welfare aziendale.
Icona Governance G

Governance

  • Strategia per implementare politiche ESG nella strategia aziendale;
  • Certificazioni volontarie;
  • Politiche contro la corruzione e concussione;
  • Presidi di cui la società si è adottata (Codice etico, MOG 231/2001, Rating di legalità, Codice di condotta, etc.);
  • Utilizzo piattaforme tecnologiche (tecnologie cloud, data analytics);
  • Trasparenza delle decisioni apicali e comunicazione ai propri stakeholder.

Come accennato, vi sono varie tipologie di rating ESG presenti cui spesso vi è difficoltà al confronto in quanto i pesi delle informazioni e le metodologie di calcolo possono differenziare e non sono sempre reperibili. Per ovviare a tale problematica, a febbraio 2024 il Consiglio e il Parlamento europeo hanno firmato un accordo provvisorio al fine di dare maggior autorevolezza allo Score ESG rilasciati alle società europee. Tale accordo prevede di redigere un regolamento comunitario nel quale le Agenzie di rating ESG, per operare all'interno dell'UE, dovranno essere autorizzati dall'Autorità europea degli strumenti finanziari e dei mercati (ESMA) e da questa sottoposte a vigilanza, rispettando gli obblighi di trasparenza in particolare inerente alla metodologia e alle fonti informative utilizzate per la determinazione dello Score ESG.

Dal punto di vista prettamente normativo, al Dottore Commercialista è stata data l’abilitazione a
la redazione e la asseverazione delle informative ambientali, sociali e di sostenibilità delle imprese e degli enti pubblici e privati Decreto legislativo 139 del 2005, articolo 1, comma 3

Quindi, il Dottore Commercialista ha il compito di trattare queste informative per la predisposizione del bilancio di sostenibilità, che, rientrando nella Relazione sulla Gestione, diventa parte integrante del Bilancio d'Esercizio e dunque deve conoscere la materia ESG. Inoltre, insieme al bilancio d'esercizio, deve depositarlo in Camera di Commercio secondo le modalità e tempistiche tipiche del bilancio.

Dal punto di vista operativo il Dottore Commercialista è:
  • l'unica figura che conosce a fondo la salute dell'impresa, le sue prospettive di crescita, le sue pianificazioni e i suoi budget, dopo l'imprenditore;
  • il tramite con gli istituti bancari al fine di ottenere, per le società clienti, finanziamenti a migliori condizioni contrattuali.

Dunque, è naturalmente la figura centrale nella definizione e controllo di un piano di sostenibilità. Infatti, il suo ruolo è essenziale nel dialogo con i tecnici che devono mettere a terra progetti che riguardano il consumo energetico e la tutela ambientale, dal momento che i progetti comportano investimenti e che le risorse devono essere indirizzate prioritariamente dove garantiscono maggiore redditività.

Proprio per supportare il Dottore Commercialista a indirizzare le micro e piccole imprese alla rendicontazione di sostenibilità, che non potranno comunque eludere nell'immediato futuro, sono disponibili soluzioni che comprendono formazione, software e servizi finalizzati alla raccolta dei dati significativi per l'informativa sulla sostenibilità aziendale.

Nell'ambito dei prodotti di OPEN Dot Com relativi al bilancio, ad esempio, è stato sviluppato il software online Bilancio di sostenibilità e Relazione sulla gestione al bilancio, disponibile a partire da 540,00 €, che offre:
  • supporto nell'analisi di materialità ESG e nella scelta consapevole degli obiettivi ONU Agenda 2030 (Sustainable development goals - SDCs) per lo sviluppo sostenibile;
  • monitoraggio degli obiettivi, in base ai tre pilastri ESG (Environmental, Social e Governance);
  • calcolo dei principali KPI della sostenibilità attraverso tabelle, grafici e commenti suggeriti;
  • redazione del report di sostenibilità, in linea con gli Standard (European Sustainability Reporting Standards - ESRSs) emanati dall'Efrag;
  • possibilità di condivisione della piattaforma con l'azienda, i consulenti ambientali e
    i consulenti delle risorse umane dell'azienda stessa.
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Guarda il video
Nel video-tutorial è illustrata la creazione, tramite il software, del Bilancio di sostenibilità e della Relazione sulla gestione ex art. 2428 c.c.
Attraverso indicatori, grafici, tabelle, testi suggeriti e sulla base dei dati di un bilancio ordinario e consolidato, è possibile redigere sia il Bilancio di sostenibilità che la relazione sulla gestione ed essere supportati:
  • nell’analisi della doppia materialità ESG (anche attraverso l’interazione con gli stakeholders);
  • nel monitoraggio dei KPI;
  • nell'analisi dei rischi ambientali;
  • nella scelta consapevole degli obiettivi ONU per lo sviluppo sostenibile (Agenda 2030);
  • nella redazione del bilancio ESG in linea con gli Standard europei ESRS.

La sostenibilità dell'impresa è un tema ineludibile dalla strategia aziendale, vista anche la pressione del legislatore europeo, che negli ultimi anni ha operato affinchè le informative fossero obbligatorie e standardizzate e acquisissero autorevolezza pari a quella del Bilancio d'Esercizio.

Per le micro e piccole imprese la norma non prevede ancora un obbligo di redazione del bilancio di sostenibilità, ma è il contesto in cui operano ad “obbligarle”: se appartengono a filiere la cui capofila è una multinazionale o un' azienda obbligata, come le aziende tedesche, se vogliono effettuare investimenti che richiedono finanziamenti bancari, se vogliono mantenere attrattività sul mercato per clienti e dipendenti, oppure partecipare ad operazioni di M&A e se vogliono tout court mantenere competitività sul mercato ed essere redditive, devono fin da subito affrontare il processo di rendicontazione della sostenibilità.

Il Dottore Commercialista, sia dal punto di vista normativo che operativo è una figura centrale nella definizione e controllo di un piano di sostenibilità; il suo ruolo è essenziale nel dialogo con i tecnici che devono mettere a terra progetti che riguardano il consumo energetico e la tutela ambientale, dal momento che i progetti comportano investimenti e che le risorse devono essere indirizzate prioritariamente dove garantiscono maggiore redditività.

A supporto del dottore commercialista ci sono soluzioni come il software online Bilancio di sostenibilità e Relazione sulla gestione al bilancio di OPEN Dot Com , che consente l'analisi di materialità ESG, per effettuare una scelta consapevole degli obiettivi ONU Agenda 2030, il monitoraggio degli stessi, in base ai tre pilastri ESG (Environmental, Social e Governance), il calcolo dei principali KPI della sostenibilità, attraverso tabelle, grafici e commenti suggeriti e infine la redazione del report di sostenibilità, in linea con gli standard (European Sustainability Reporting Standards - ESRSs) emanati dall'Efrag.

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