A partire dal
1° gennaio 2025 entreranno in vigore nuove normative che impongono agli
enti del terzo settore l'obbligo di aprire una partita IVA per le attività di
prestazione di servizi o cessione di beni ai propri associati. Questa novità
normativa, introdotta dal Decreto Legge n. 146 del 2021, modifica il regime
fiscale attuale, passando dall'esclusione all’esenzione.
Le associazioni
che operano esclusivamente con entrate istituzionali, come quote associative,
donazioni e contributi pubblici, non saranno soggette a questo obbligo.
Tuttavia, quelle che svolgono attività commerciali dovranno adeguarsi alle
nuove disposizioni, rendendo necessaria una gestione contabile più complessa.
Ecco i punti
salienti e gli impatti organizzativi:
1. Partita IVA
La nuova
normativa richiede che tutti gli enti del terzo settore, inclusi ONLUS,
associazioni di promozione sociale (APS) e organizzazioni di volontariato
(ODV), aprano una partita IVA se svolgono attività commerciali, a partire dal
1° gennaio 2025. Questo intervento mira a creare una maggiore trasparenza nelle
operazioni economiche di queste organizzazioni, garantendo che le attività
commerciali siano adeguatamente tassate e registrate.
2.
Semplificazioni Contabili
Per agevolare
questa transizione, la legge prevede delle semplificazioni contabili per gli
enti con proventi complessivi fino a 65.000 euro. Questi enti potranno
continuare a utilizzare il regime forfettario, evitando così le complesse
registrazioni contabili previste per le organizzazioni di dimensioni maggiori.
Questo approccio mira a ridurre il carico amministrativo per le piccole
organizzazioni, permettendo loro di concentrarsi sulle attività core, senza
essere sopraffatte dalla burocrazia.
3. Categorie di
Enti
La normativa
introduce una distinzione tra enti piccoli e grandi, basata sui proventi
complessivi. Gli enti con proventi superiori ai 65.000 euro dovranno adottare
il regime ordinario di contabilità, che include la tenuta di un libro giornale,
un libro degli inventari e la predisposizione del bilancio di esercizio secondo
le normative civilistiche.
Obblighi Fiscali
1. Fatturazione
Elettronica
Un altro aspetto
rilevante è l'introduzione dell'obbligo di fatturazione elettronica per tutti
gli enti del terzo settore che hanno partita IVA. Questo obbligo, già in vigore
per le imprese, viene esteso al terzo settore per garantire una maggiore tracciabilità
delle transazioni commerciali e una riduzione dell'evasione fiscale.
2. Dichiarazione
dei redditi
Gli enti del
terzo settore dovranno presentare la dichiarazione dei redditi relativa alle
attività commerciali svolte. Questo rappresenta un cambiamento significativo
rispetto al passato, in quanto numerose organizzazioni erano esonerate da
questo obbligo. La dichiarazione dei redditi dovrà essere compilata e inviata
telematicamente all'Agenzia delle Entrate utilizzando i modelli previsti per le
associazioni e gli enti non commerciali.
Adeguamenti organizzativi
e opportunità di crescita
Per adeguarsi
alle nuove normative, molte organizzazioni del terzo settore dovranno rivedere
i propri processi interni e formare il personale sulla nuova gestione contabile
e fiscale. Questo potrebbe comportare dei costi iniziali, ma a lungo termine la
trasparenza e la regolarità delle operazioni commerciali potrebbero portare
benefici in termini di affidabilità e attrattività per i finanziatori.
L'introduzione
della partita IVA e della fatturazione elettronica può anche rappresentare
un'opportunità di crescita, favorendo l'accesso a nuovi mercati e la
collaborazione con il settore profit e aprendo nuove strade per il
finanziamento delle attività sociali e comunitarie.
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